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- Le pagine più belle

Antologia testi su Ravello, dal Calendario Ravello 2007
Presentazione del calendario 2007 "Calendiravello"

Sulla scia di una lunga esperienza maturata nel campo della
scrittura, le autrici pubblicano per il quarto anno consecutivo un
calendario artistico - letterario a carattere tematico (2004: i
proverbi; 2005: l�asino; 2006: il viaggio).
Il 2007 è dedicato a Ravello e riflette la formula, già collaudata
con le precedenti edizioni, volta a creare un prodotto che tratta di un solo argomento attraverso immagini e parole. Pur sviluppando tematiche di rilievo, anche il Calendiravello, fedele al �genere� della pubblicazione, ha carattere popolare; è fruibile meglio di un libro; è visibile quotidianamente per l?intero arco di un anno; inoltre è di agevole consultazione e di piacevole lettura.
È perciò un prodotto alla portata di tutti che arriva direttamente
nelle case e si autopropone come un manifesto o come un messaggio.
Sulla facciata di ogni mese - da gennaio a dicembre 2007 -
campeggiano le illustrazioni, collage di Elvira Santacroce. In basso, poesie inedite della stessa pittrice/scrittrice, ispirate al tema
raffigurato.
Nei collage, la città di Ravello è rappresentata per simboli; le
immagini mostrano in modo sintetico i segni caratteristici della sua storia e dei suoi monumenti. Tuttavia è assente la comune visione romantica riprodotta per secoli su stampe, su quadri e in libri, nonché la tradizionale imitazione della natura e del vero.
Perché l?autrice reinterpreta in modo personale ed antiretorico
gli elementi vivi nell�immaginario collettivo e presenti nella
storiografia romantica o nella mitologia del luogo.
Ne scaturiscono frammenti assemblati in modo concettuale e ben si presta a tale scopo la scelta della tecnica del "papier collé".
L?autrice, utilizzando un materiale povero, giunge a creazioni
fantasiose e forme multicolori; crea immagini surreali trasponendole in immagini reali.
Lo sperone roccioso su cui sorge Ravello diventa la spina dorsale
di un grosso mostro marino preistorico che si adagia su una striscia di mare immobile blu cobalto; le caratteristiche architettoniche dei numerosi edifici medievali civili e religiosi sono sintetizzate nelle curve intrecciate di archi moreschi; le fronde degli alberi si confondono con le linee di una conchiglia o con le branchie di un pesce; torri e campanili svettano da grovigli di piante dalle forme fantastiche; il tutto è una festa di colori e di luce: qui tutto è miracolo: l�occidente sposa l�oriente. Follia, Ravello, di terra e cielo di luci e colori. Sulla retrofacciata di ciascun mese, sono riportate citazioni da
testi letterari riguardanti la città di Ravello, la sua storia, i suoi
personaggi e le sue leggende. La scelta antologica a cura di Teresa
Senatore di brani narrativi poetici storici e religiosi parte dal
Boccaccio ed arriva ai nostri giorni.
A cura di Teresa Senatore

"Ravello è un grande miracolo di intelligenza, ambiente, clima e buona amministrazione. Non sono molti i luoghi al mondo che possono vantare un concentrato del genere. Del resto, le sue tradizioni vengono da lontano, al contrario di luoghi ugualmente belli ma falsi o basati su un perbenismo cartesiano ".
Renato Brunetta, economista di Forza Italia

"Ravello è un concentrato di bellezza estetica consegnata dal passato e di talenti attuali che la valorizzano. E' quindi il prototipo di un Paese che amo, che mi dà la grande gioia ed emozione di essere italiano".
Ermete Realacci deputato della Margherita e presidente onorario di Legambiente

"Credesi che la mari na da Reggio a Gaeta sia quasi la più dilet tevole parte d Italia. Nella quale, assai presso a Salerno, è una costa sopra il mare riguardante, la quale gli abitanti chiamano la Costa di Amalfi, piena di picciole città, di giardini e di fontane e d 'uomini ricchi e pro caccianti in atto di mercatanzia, sì come alcuni altri. Tra le quali cittadette, n 'è una chiamata Ravello "
Giovanni Boccaccio

Molto al di sopra di Atrani si trovano Pontone, Minuto, Scala e Ravello. Fra queste località Ravello si distingue per i suoi ricordi saraceni. Si sale da Atrani su uno scomodo sentiero, attraverso gallerie coperte e si prosegue su un cammino romanticissimo, attraverso un pietrame roccioso, sempre fra vigneti, carrubi e castagni. Più si sale e più incantevole diventa la vista sul mare. AI di là delle rocce color marrone si guarda nelle onde azzurre che sembrano penetrare fra le bizzarre cime montuose di Pontone. Sotto i nostri piedi si stendono pendii verdeggianti disseminati dalle abitazioni di uomini pacifici, che oramai nessun Saraceno turba più.;
Arrivammo al convento abbandonato delle Clarisse e subito notammo l'architettura moresca della cupola. Ci dirigemmo poi verso Villa Cimbrone, la casa di campagna di un ricco napoletano, celata da oleandri e rose situata in un punto ardito della roccia a picco sul mare. E una villa incomparabile e rimasi soprattutto estasiato per il suo pergolato che percorre l'intero giardino. Il tetto retto da pilastri bianchi avvolti nel fogliame delle viti era colmo di uva matura; nel giardino ben coltivato crescevano i più bei fiori immaginabili, provenienti da innumerevoli piante del Sud, nel pieno splendore del sole di luglio. Sull'orlo delle rocce vi era un belvedere, circondato da orribili figure marmoree, il cui effetto però da lontano era abbastanza buono. Si scorgeva il mare scintillante steso all'infinito, le coste della Calabria con le loro sommità montane argentee, la potente e saliente Punta di Conca e lo scuro capo d'Orso vicino a Maiori. Tutti quei monti sono stupendi nelle loro forme slanciate, si mili a statue di bronzo. Sì, è un panorama di un valore in-comparabile; ed in questo luogo è meglio ammirare e tace-re che parlare. Quando si guarda da quel giardino di Armida pieno di rose e di ortensie in quel mare di sirene che sem-bra essere un secondo cielo soffuso di luce, allora nasce il desiderio di poter volare. Credo che Dedalo ed Icaro si tro vassero in una beata calma serale su un simile promontorio roccioso a picco sul mare di Creta, quando furono avvinti dal desiderio di volare; allora si alzarono e si fecero le ali di cigno.
Continuammo la salita verso il chiostro di Sant'Antonio. Anche questo è moresco, con piccole colonne decorative disposte in archi spezzati. Entrammo poi nell'antica Ravello e ad un tratto, in mezzo a queste rocce selvagge, ci trovammo dinanzi ad una città moresca che con le sue torri e case dai fantastici arabeschi offriva un aspetto completamente arabo. Essa è costruita in tufo nero, isolata ed abbandonata nel deserto verdastro della montagna. Qui il mondo è scomparso; non vi è niente altro che alberi e rocce. AI di sotto di noi, a distanza irreale, il mare purpureo. Nei giardini, torri alte e nere, bizzarre architetture di stile moresco con arabeschi semidistrutti sopra le finestre e sopra le graziose, piccole colonne negli archi.
Sul mercato, accanto alla chiesa, si eleva una antica casa moresca, anch'essa di tufo nero ed adorna di arabeschi. Due singolari colonne la chiudono agli angoli. Il tetto posa su un cornicione a volte. Questo edificio porta il nome di "Teatro moresco". Era senza dubbio uno dei palazzi degli antichi signori di Ravello. Perchè questa città oggi deserta era un tempo una fiorente colonia di Amalfi e contava trentaseimila abitanti. Ricche famiglie trapiantarono qui il lusso che doveva scaturire dall'unione con l'Oriente e con i Saraceni di Sicilia. Particolarmente potenti erano gli Afflitti, i Rogadei, i Castaldi e soprattutto i Rufolo. Quei signori si costruirono splendidi palazzi in giardini meravigliosi, con fontane zampillanti in cui nuotavano pesci; tutto era costruito in puro stile arabo e furono architetti arabi ad eseguire quelle costruzioni.
Ravello rimase in continuo contatto con i Saraceni, molti dei quali vi abitarono e fino ai tempi di Manfredi gli Arabi vi furono di guarnigione. Avvenne così che Ravello fu una delle prime città dell'ltalia meridionale influenzate dall'architettura puramente moresca ed è oggi una delle poche che ne abbia conservato i resti. Trovai, nella piccola Ravello, quasi tante costruzioni moresche quante a Palermo stessa, i cui castelli di Cuba e lisa sono scomparsi lasciando solo le mura di cinta. Perciò il palazzo Rufolo a Ravello è una vera e propria miniera di architettura saracena di quell'epoca e di quelle regioni. Si trova in un giardino ed appartiene da tre anni all'inglese Sir Francis Nevil Re ed, che lo fece liberare dalle macerie. Questo bel palazzo può essere chiamato una piccola Alhambra; è una costruzione di più di trecento stan ze disposte in tre piani, tutti sorretti da colonne in stile moresco. Le sale sono riccamente adornate con arabeschi e reca una forte impronta di caratteristiche siculo-arabe. Dovevano essere di uno splendore favoloso. Accanto troviamo ancora una rotonda di stile saraceno in mezzo ad un giardi no, un avanzo di mura ed una torre quadrata. Archi e logge semisepolte lasciano supporre che esistessero anche altri impianti di bagni e cortili che dovevano aver formato un insieme ben chiuso e, allo stesso tempo, somigliante ad un castello. Da tutto questo ci si può fare una idea della ricchezza accumulatasi in quei tempi presso quelle famiglie. Note di viaggio del tedesco

F. Gregorovius

'Ravello è un delizioso paese con un delizioso, piccolo albergo nel quale incontrammo persone piene di charme "

Edward M. Forster

" Mi fu chiesto da una rivista americana quale era il luogo più bello che io avessi mai visto in tutti i miei viaggi e io risposi: il panorama del belvedere di Villa Cimbrone in un luminoso giorno d'inverno
Gore Vidal


" Lasciando la costa, avevamo raggiunto Ravello. Là, l'aria più pungente, la seduzione delle rocce piene di anfratti e sorprese, la profondità misteriosa dei precipizi, accrescendo le mie forze e la mia gioia, favo rirono nuovi slanci "
Andre Gide


Pare che una musicalità di luci e di colori
mista agli effluvi di mille fiori, ti invada e ti trasporti lungi lungi, su ali di mistico canto... in dolci ondegglamentl entro vapori di viole e d'oro, e, preso da entusiasmo, ti senti poeta e, con il poeta esclami: " Io non so che sia, ma di zaffiro sento che ogni pensiero oggi mi splende, sento che per ogni vena irmi il sospiro che tra la terra e il cielo sale .e discende"

G. Palatucci

" Il Messaggero" del 15 agosto 1959, scriveva: "Se c'è ancora qualche ricordo
del perduto Paradiso tra noi, tale è Ravello, sospeso tra cielo e mare, e colmo di poesia che natura ed arte hanno contemplato felicemente per la gioia degli uomini".

Gino Tani


" Il luogo più bello che io non abbia mai visto al mondo, in tutti i miei viaggi, è il panorama del Belvedere di Villa Cimbrone, in un luminoso giorno d'inverno, quando il cielo ed il mare sono così vividamente azzurri che non è possibile distinguerli 1 'uno dall ' al tro".
GoreVidal

" E sull ali dei zeffiri, il cuore è rapito, tornando al Belvedere dell ' Infinito. Tutto sia musica dolce, la sera ed il mattino, di gioia e beltà l' anima si nutrirà"

S. Ulisse di Palma


Ravello nella poesia di un suo cittadino
Mons. Ferdinando Mansi
dal volume "La mia patria, Ravello" Roma 1868


Hexasticon
(Traduzione dal Latino)

Formato il fragor di Capo d 'Orso
e lambito di Salerno il litorale,
il bellissimo mar, lasciando Palinuro
e d'Africa le sponde, bagna or d'Amalfi
le frastagliate coste e sugli estremi
lembi ed ai pie' s'effonde di Ravello.


Questa Città, mai doma, che anche gli antichi
Quiriti fuggiaschi abitaron, e che tanto
sovrasta le cerulee onde e il capo leva
superbo, dagli Argivi dicesi fondata
e da essi abitata, poi che in guerre
fugati ed i pericoli vinti de la terra


e del mare, sedi sicure e salubri
si posero a cercare. Son qui luoghi
solitari difesi, e quivi grandi templi
eressero e superbe torri ( di lor potenza
perenni monumenti) ed alla rocca
il nome di Toro decisero d'imporre.


Non v'è alcun agevol via, ma sol tracce
anguste di sentieri, e come e per dove
quei primi abitator portarono in Città
marmi e bronzi si numerosi e grandi ?
O forza, di cui impallidisce nostra età!


Allor che pace i cittadini godono sicura
l' eccelse cime recingono del colle
d'esterne fortezze che la rendon difesa.
Frondeggia d'alberi il restante suolo
con ville sparse ovunque nei campi
e d'illustri imprese risplende nobiltà.;
S'aggiunge la v,ia che il Re Francesco


provvido donò alla città, ed or festante
un cocchio può salire il colle.
Quest'immagine cullando il Fattor eterno
ne la mente archetipa e sapiente
allor che cielo e terra veniva creando,
non disse il Divin Fiat Onnipotente
pria certo che questo nostro colle componesse
e profondervi cercasse tutte le delizie.



Anacréontique;
(Traduzione dal Francese)


In tutte le età della vita
l'uomo rievoca con felicità
un nome, di cui la sola armonia
fa trasalire un nobile cuore.


Dolce riva della mia Patria,
io penso a te nei miei desideri,
penso alla tua immagine cara
e volgo a te i miei sospiri.


Focolare di una divina fiamma
il tuo ricordo non muore mai;
vive sempre in fondo all'animo,
senza perdere niente dei suoi fascini.


Da lontano, in terra straniera,
nessuna delizia per il cuore,
la voluttà diventa amara,
le grida di gioia hanno il loro dolore.


Sonetto


Della mia patria ogni vetusto avello
Mi si schiuda repente, ond'io ravvisi
Non in bronzo, nè in marmo, o sculti, o incisi,
Ma i prodi stessi della mia Ravello.


Salve d'anime grandi aureo drappello,
Per magnanime idee spirti indivisi,
In cui de' pii nipoti i volti fisi .
Spireran di virtude ardor novello.

Oh se pe' vostri esempli a sante imprese
Essi fian tratti! La sua fama un giorno
Ravello a tutti renderia palese.


Si, le glorie, onde fu Ravello adorno,
Cerchi, studii ciascun render più estese
A incentivo d'onor, d'invidia a saorno.



Sonnet

(Traduzione dall'inglese )


Oh! Come indugio a lungo su questo colle.
Questo paese antico, dove il pergolato della vigna
si stende tra il colonnato della torre diruta,
e le rose selvagge vi spuntano ai piedi.


La Chiesa coperta di musco, i Conventi abbandonati,
i maestosi monumenti in rovina
mi appaiono belli come un fiore scolorito,


che fa indugiare appassionatamente l'amante:
E il venerato ricordo lascia un sacro fascino.
Qui è custodito il Sangue d'un Martire,


e qui nel mattino di festa del Santo
l'abitante del villaggio ha un'aria gioiosa e cordiale;
e tra le antiche e solitarie rovine
avverte che un sacro talismano è presente sempre.



Ravello


Ravello, un fascino che promana dalle pietre antiche,
dall'aria imbalsamata, dalle ville fiorite!
Incastonato nel verde delle colline profumate, affacciato sul mare più bello del mondo,
questo paesino bianco e smaltato palpita e vive la sua storia millenaria.
Qui il portico stretto e le viuzze che salgono e scendono
ti parlano di cose remote " e sono le stesse percorse dal Fraticello d'Assisi, dai crociati, dai maestri scultori, dai villici,
dai postulanti e mercanti che dalt'alto di un poggio vedevano partire dal porto di Amalfi i galeoni
e.. .sognavano avventure misteriose, ricchi bottini" amori voluttuosi. ..
Qui se ami la quiete la trovi
impregnata di musica e di poesia nelle ville ombreggiate da querce e olmi millenari!
Qui se lo spirito è stanco si rinfranca all'ombra delle chiese che sono così,
come all'epoca delle Repubbliche marinare, gentili e disadorne!
" Ho trovato i giardini di Klingsor!"
esclamò Wagner e compose il Parsifal. Come t'ispira questo paese!
Sei come in alto, al di sopra di tutto e di tutti: l'incommensurabile lo leggi nelle mille e mille gocce del mare;
l'infinito lo leggi nel cielo che si perde all'orizzonte.
E l'armonia se non la trovi qui, dove la trovi?
Guarda la varietà dei fiori: sono gialli, sono rossi, di un tenero lilla e poi bianchi, azzurri e. ..
, chissà di quanti altri colori !
Il cinguettio degli uccelli dal piumaggio tenero e deli cato
si confonde e si fonde con un altro suono:
sono le campane del Duomo che danno tocchi'. argentini.
E mentre sfilano davanti ai tuoi occhi immagini di sogno, l'anima ascolta
le note sublimi di un musicista incomparabile. Sei a Ravello!
" Qui è il Paradiso!" esclamò Wagner.
Maria Fortunata Macchiarola
(poesia tratta da "Premio Pagine di Poesia -1" edizione. Pagine Edizioni)



IL MISTERO DI RAVELLO

SU NUDE RUPI
ERTE SOPRA IL MARE
TI NASCONDI, RAVELLO...
COME NIDO DI NUMI
O PAESE DI FIABE.
LE TUE BIANCHE CASE
LE TUE MIRABILI CHIESE
NON VANTAN PRETESE AL TURISTA
VENUTO QUASSÙ SOL PER VEDERE
QUEL CHE NASCONDI NEI CIELI LONTANI
NEI MARI PROFONDI
DOVE, TRA IL PULVISCOLO D'ORO DELLO SPAZIO,
IL MISTERO DELL'INFINITO
VIVE...
Piero Molesini 1974
(morto a Ravello nel 1986)


Particolarità di questa lapide è che il committente e l'autore della poesia riportata sono la stessa persona. Il giornalista Piero Molesini arrivò a Ravello negli anni '60 e nel 1974 fece apporre la lapide presso casa propria. La poesia era un hobby privato di Molesini, per il quale la cultura locale non ha mostrato interesse e al quale l'autore stesso non ha mai voluto conferire dimensione pubblica.



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