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Vangelo di Domenica 15 Dicembre 2019
Guarda, o Padre, il tuo popolo che attende con fede il Natale del Signore, e fa' che giunga a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza.
Is 35, 1-6. 8. 10
Dal libro del profeta Isaìa
Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto. Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa. Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto.
Sal. 145
RIT: Vieni, Signore, a salvarci.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
Gc 5, 7-10
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore. Guardate l'agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.
Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore.
Mt 11, 2-11
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: "Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via".
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
Rallegratevi: la liberazione è vicina
Gioia del ritorno in patria, gioia per il recupero della sanità, gioia per la libertà riconquistata: ecco il frutto dell’intervento di Dio che salva. Annunciato dai profeti (prima lettura) come nuovo esodo, il ritorno dall’esilio è visto come un atto della potenza e dell’amore di Dio per il suo popolo rappresentato da un «piccolo resto» di deportati. L’intervento divino per alcuni, forse, non ha corrisposto del tutto alle aspettative. Ma l’annuncio rimane sempre valido, perché proiettato in un tempo in cui sarà pienamente compiuto. Cristo viene come colui che guida l’umanità smarrita, sfiduciata e stanca, nel ritorno a Dio; egli è il capo dei redenti, sulla strada santa dell’obbedienza e della fedeltà. Ma questo ritorno, di fatto, deve esplicitarsi nel corso delle generazioni; la liberazione esige tempo e fatica, e la gioia è piuttosto quella di un traguardo parziale raggiunto che rimanda, nella speranza, alla mèta finale.
Attesa paziente ed operante
Attuale, allora, il richiamo di Giacomo (seconda lettura) alla pazienza e alla perseveranza. Egli si rivolge ai suoi «fratelli» (v. 7), i poveri, per chiedere loro la pazienza nell’attesa della venuta del Signore (vv. 8-1.1).
L’apostolo Giacomo esige da loro la pazienza; non li spinge alla rivolta. La pazienza non è rassegnazione: è frutto dell’amore, è volontà di scoprire l’altro e di aiutarlo in tutti i modi a liberarsi di ciò che lo aliena — compreso il denaro —. Ciò richiede tempo. La pazienza che Giacomo chiede ai suoi fratelli, i poveri, consiste nel misurare i ricchi con la misura del tempo che l’amore impiega ad amare. Almeno l’amore avesse il tempo di amare, prima che l’autodistruzione in cui si inseriscono i ricchi e i potenti non abbia terminato il suo compito!
E’ la pazienza di chi sa che il regno di Dio si costruisce lentamente, anche se i profeti lo intravedono e lo annunciano prossimo.
E quando, come per Giovanni il Battista (vangelo), viene un momento di scoraggiamento, di oscurità e di sospetto («Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo attenderne un altro?»), il rimando alla parola di Dio e ai segni che accompagnano la sua presenza efficace basta a restituire fiducia.
Il processo di liberazione dell’uomo dalle sue schiavitù e dai condizionamenti interni ed esterni, rischia di essere fatto perdendo di vista la speranza ultima, tanto sono urgenti i compiti di rivoluzionare le strutture disumanizzanti, di coscientizzare gli uomini e di restituirli alla dignità e all’autonomia di persone.
D’altra parte troppo spesso l’ignavia e l’egoismo dei cristiani oscura e mortifica l’annuncio della liberazione di Gesù, i cui segni sono, oggi, l’impegno verso i poveri, gli emarginati, le minoranze; la difesa dei diritti della coscienza, il condividere realmente la sorte di chi non ha speranza...
Non c’è evangelizzazione che non porti ad una liberazione. Il gioioso annuncio del Cristo liberatore diventa credibile se i suoi messaggeri sanno pagare di persona ed essere testimoni della gioia.
Dio sorgente di gioia
Dio vuole la felicità degli uomini, la loro riuscita.
I cristiani devono sapere che la Buona Novella della salvezza è un messaggio di gioia e di liberazione. In un mondo ricco di possibilità, ma nello stesso tempo in balìa delle contraddizioni e giudicato assurdo da certuni, i cristiani devono comunicare la gioia di cui vivono: una gioia straordinariamente realista e che esprime la certezza, fondata sulla vittoria di Cristo, che nonostante le difficoltà e le apparenti contraddizioni, l’avvenire dell’umanità si sta edificando. Tale è l’impegno del cristiano che la liturgia esprime con un augurio programmatico: «Dio vi renda saldi nella fede, gioiosi nella speranza, operosi nella carità» (benedizione solenne).
La gioia più profonda
Le gioie più spontanee nell’uomo sono quelle recate dalle sicurezze della vita quotidiana, percepite come altrettante benedizioni di Dio: le gioie della vendemmia e della mietitura, la gioia del lavoro ben fatto o della meritata distensione, la gioia di un pasto fraterno, la gioia di una famiglia unita, la gioia dell’amore, di una nascita, le gioie rumorose della festa come pure le gioie intime del cuore. Ma esiste una gioia ancora più profonda: quella di coloro che si fanno poveri dinanzi a Dio ed attendono tutto da lui e dalla fedeltà alla sua legge. Nulla può allora diminuire questa gioia, nemmeno la prova. La gioia di Dio è forza. La gioia della Chiesa nella sua condizione terrestre è la gioia dei tempo di costruzione. La celebrazione eucaristica è il momento privilegiato in cui la comunità locale attinge alla sorgente della vera gioia; ed è in questa prospettiva che i fedeli domandano di poter giungere «a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza» (colletta).
Giovanni è la voce, Cristo la Parola
Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo (Disc. 293, 3; Pl 1328-1329)
Giovanni è la voce. Del Signore invece si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1, 1). Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio.
Se alla voce togli la parola, che cosa resta? Dove non c'è senso intelligibile, ciò che rimane è semplicemente un vago suono. La voce senza parola colpisce bensì l'udito, ma non edifica il cuore.
Vediamo in proposito qual è il procedimento che si verifica nella sfera della comunicazione del pensiero. Quando penso ciò che devo dire, nel cuore fiorisce subito la parola. Volendo parlare a te, cerco in qual modo posso fare entrare in te quella parola, che si trova dentro di me. Le do suono e così, mediante la voce, parlo a te. Il suono della voce ti reca il contenuto intellettuale della parola e dopo averti rivelato il suo significato svanisce. Ma la parola recata a te dal suono è ormai nel tuo cuore, senza peraltro essersi allontanata dal mio.
Non ti pare, dunque, che il suono stesso che è stato latore della parola ti dica: «Egli deve crescere e io invece diminuire»? (Gv 3, 30). Il suono della voce si è fatto sentire a servizio dell'intelligenza, e poi se n'è andato quasi dicendo: «Questa mia gioia si è compiuta» (Gv 3, 29). Teniamo ben salda la parola, non perdiamo la parola concepita nel cuore.
Vuoi constatare come la voce passa e la divinità del Verbo resta? Dov'è ora il battesimo di Giovanni? Lo impartì e poi se ne andò. Ma il battesimo di Gesù continua ad essere amministrato. Tutti crediamo in Cristo, speriamo la salvezza in Cristo: questo volle significare la voce.
E siccome è difficile distinguere la parola dalla voce, lo stesso Giovanni fu ritenuto il Cristo. La voce fu creduta la Parola; ma la voce si riconobbe tale per non recare danno alla Parola. «Non sono io, disse, il Cristo, né Elia, né il profeta». Gli fu risposto: Ma tu allora chi sei? Io sono, disse, la voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore (cfr. Gv 1, 20-23). Voce di chi grida nel deserto, voce di chi rompe il silenzio.
«Preparate la strada» significa: Io risuono al fine di introdurre Lui nel cuore, ma Lui non si degna di venire dove voglio introdurlo, se non gli preparate la via.
Che significa: Preparate la via, se non: chiedete come si deve? Che significa: Preparate la via, se non: siate umili di cuore? Prendete esempio dal Battista che, scambiato per il Cristo, dice di non essere colui che gli altri credono sia. Si guarda bene dallo sfruttare l'errore degli altri ai fini di una sua affermazione personale. Eppure se avesse detto di essere il Cristo, sarebbe stato facilmente creduto, poiché lo si credeva tale prima ancora che parlasse. Non lo disse, riconoscendo semplicemente quello che era. Precisò le debite differenze. Si mantenne nell'umiltà. Vide giusto dove trovare la salvezza. Comprese di non essere che una lucerna e temette di venire spenta dal vento della superbia.
Commento di Paolo Curtaz
Sei davvero tu?
Si certo, arriva un ennesimo Natale.
E in qualche modo ci stiamo preparando e leggiamo pure e meditiamo i vangeli insieme a Curtaz, o
a padre Ermes, o a Maggi e Armellini che ci aiutano. E ci stiamo anche dando da fare per ritagliarci
un qualche spazio di sopravvivenza in quella notte. Che so, un po’ di preghiera in silenzio, mezza
giornata di ritiro in parrocchia, la novena...
E passeremo anche questo Natale, fidatevi, speriamo indenni, forse un po’ scossi o amareggiati.
Perché Natale, smettiamola di fingere, è un coltello piantato nella carne dei buoni sentimenti, nel
nostro io bambino che aspettava quella notte come la notte.
Allora, prima sommessamente, poi tambureggiante, insostenibile, sorge un dubbio che,
santamente, cerchiamo di ricacciare nel buio dell’oblio. Ma più lo allontaniamo da noi, relegandolo
nella periferia della mente e più incalza, feroce.
Ha senso tutto questo? Davvero siamo stati salvati? E da chi, da cosa?
Non è cambiato molto dopo duemila anni, dai.
E anche noi cristiani stiamo dando al mondo un osceno spettacolo di incoerenza: proprio i popoli
che hanno accolto il Vangelo sono fra i più agguerriti predatori del pianeta, indifferenti alle esigenze
di altri popoli che non esitiamo a sottomettere economicamente.
La dico io, visto che non osate: e se fossimo presi la più colossale cantonata della Storia?
Se Gesù, alla fine della fiera, grandissimo uomo di Dio, affascinante e colto, amabile e amato, altri
non fosse che uno dei o, se volete, il principale fra gli idealisti che hanno calpestato questo pianeta?
Se, davvero, questa storia di Dio che viene, fosse una solenne delusione?
Tranquilli; siamo legittimati ad avere tutti i dubbi del mondo.
Perché dubbioso è stato il più grande uomo mai visto sulla terra.
Il profeta Giovanni.
In carcere
Giovanni ha perso. Sta per essere ucciso, spazzato via dall’irritazione di una donna che non sopporta
la verità e dal suo amante, re-fantoccio, che non sa decidersi.
Così finisce il grande movimento del Battista che ha radunato attorno a sé migliaia di persone
avvinte dalla sua predicazione. E, prima ancora, avvinte da lui.
Ma ora Giovanni è scosso.
È scosso soprattutto per le notizie che gli giungono da lontano.
Dalla predicazione del Nazareno.
Nessuna ascia. Nessun albero tagliato. Nessuna rivoluzione. Nessun fuoco a divorare gli impenitenti.
Niente. Nulla. Nada.
Gesù non minaccia, perdona.
Non incute timore, accoglie.
Giovanni è scosso. E se si fosse sbagliato?
E quanta compassione suscita il dubbio di un profeta. Di quel profeta.
Se il più grande dei profeti ha avuto un dubbio così devastante, perché non io?
Sei tu?
Sei tu quello che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?
Questa storia che si incarta sempre negli stessi errori si può salvare?
Questo uomo che cresce in ogni conoscenza ma non nella saggezza, si può redimere?
E di più e peggio: questo Dio che si è svelato, alla fine, ha cambiato qualcosa?
Cosa stiamo per celebrare fra qualche settimana? Una innocua e insopportabile fiera della bontà?
Dubbi su dubbi. Dubbi che vedo diffondersi in questa lunga notte dell’uomo, in questa ipertrofia
dell’anima.
Dubbi che mi vengono confidati da questo pulpito di byte, di persone belle, di chi ci ha creduto, di
chi si è giocato fino in fondo.
Lo ha avuto Giovanni questo coraggio e lo abbiamo anche noi.
E se ci fossimo sbagliati?
Andate a dire a Giovanni
Gesù non dà una risposta ai discepoli del Battista. E nemmeno a noi.
Ci lascia nel dubbio. Ci obbliga a fare un salto. A vedere oltre.
E riprende la profezia di Isaia che abbiamo appena letto.
I ciechi vedono. I sordi odono. I muti parlano. I morti risorgono.
Sì, è vero. Ma quanti ciechi e sordi e muti e morti sono rimasti tali.
Nulla di eclatante, briciole, segni sfumati.
È lo sguardo che cambia.
Gesù non rassicura Giovanni. Non rassicura noi. Ci dice di spalancare lo sguardo.
Dice a Giovanni e a noi: guardati intorno.
Guardiamoci intorno e riconosciamo i segni della presenza di Dio: quanti amici hanno incontrato
Dio, gente disperata che ha convertito il proprio cuore, persone sfregiate dal dolore che hanno
imparato a perdonare, fratelli accecati dall’invidia o dalla cupidigia che hanno messo le ali e ora
sono diventati gioia e bene e amore quotidiano, crocefisso, donato.
Guarda, Giovanni, guarda i segni della vittoria silenziosa della venuta del Messia.
Anch’io li ho visti, quei segni.
Anch’io ho visto la forza dirompente del Vangelo, ho visto persone cambiare, guarire, scoprire.
Anch’io ho visto nelle pieghe del nostro mondo corrotto e inquieto gesti di totale gratuità, vite
consumate nel dono e nella speranza, squarci di fraternità in inferni di solitudine ed egoismo.
Ho visto e vedo i tanti segni del Regno.
Ho visto me. E quanto il Vangelo mi ha cambiato.
Cosa siete andati a vedere?
E Gesù rilancia.
Cosa siete andati a vedere?
Non dice ad ascoltare. Perché Giovanni e la sua vita sono il suo annuncio e la sua profezia.
Perché le parole non bastano, non servono, a volte sono in contraddizione con quanto diciamo.
Giovanni no: è un profeta asciutto e rude, consumato dal vento e dal fuoco di Dio.
E questo fuoco si vede da lontano.
Siamo chiamati ad annunciare il Vangelo. A volte anche con le parole.
Di questo, forse, dovremmo preoccuparci; diventare noi quella profezia.
Davanti ai tanti che si chiedono se dobbiamo aspettarne un altro, Gesù indica a Giovanni i tanti segni
della presenza di Dio e ai suoi discepoli Giovanni, profezia vivente.
Siamo noi quella profezia per le persone che incontreremo in questi ultimi giorni prima del Natale.
Se lo vogliamo.
Commento al Vangelo di Domenica 15 Dicembre 2019
Speciale Festa Patronale
Le solenni celebrazioni in onore di San Pantaleone, Medico e Martire, Principale Patrono di Ravello, costituiscono ancora oggi per Ravello un momento speciale di preghiera e di gioia, una secolare tradizione di fede che unisce nella preghiera tutti i ravellesi, vicini e lontani.
Un evento di Fede, Cultura, Tradizione, cui è stato dedicato anche il pagina FB Ravelloinfesta sul quale verranno pubblicati il programma, le notizie, i video e le foto.
26 e 27 LUGLIO: RAVELLO CELEBRA IL SUO SANTO PATRONO
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La festa patronale costituisce ancora oggi per Ravello un momento speciale di preghiera e di gioia. Un’occasione per rinnovare spiritualmente la comunità e per rinsaldare i legami con le origini di una tradizione secolare, che magnifica il “dies natalis” di Pantaleone da Nicomedia, martire e taumaturgo, presente in mezzo a noi attraverso la reliquia del suo sangue.
Il mattino del 26 luglio sarà salutato dallo Storico Premiato Gran Concerto Bandistico “G. Piantoni - Città di Conversano” (BA), diretto dal M° Susanna Pescetti, che darà inizio ai festeggiamenti con l’esecuzione di marce sinfoniche in Piazza Duomo e per le vie del paese. I matinée (ore 12.00) e le esecuzioni serali del 26 (ore 21.00) e 27 luglio (ore 22.15) riproporranno agli appassionati cultori delle orchestre di fiati le più belle pagine sinfoniche ed operistiche.
La liturgia della luce e l’esposizione della statua, seguita dal canto dei Vespri (ore 20.00), daranno inizio alle celebrazioni patronali.
Le sante messe comunitarie del giorno 27 avranno luogo alle ore 7.30 - 9.00 e alle 12.00 mentre il solenne pontificale delle 10.30 sarà presieduto da S.E. Rev.ma Mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo di Amalfi - Cava de'Tirreni.
In serata, poi, avranno luogo la messa pontificale vespertina (ore 19.00) celebrata da S.E. Rev.ma Padre Michele Petruzzelli, Abate dell'Abbazia della SS.Trinità di Cava de' Tirreni, cui seguirà la processione per le vie della paese mentre il grande spettacolo pirotecnico (ore 21.45), curato dalla rinomata ditta dei Cav.ri Cav. Giovanni Boccia, Luigi Nappi e Admodio Di Matteo da Palma Campania (NA), suggellerà i solenni festeggiamenti che si concluderanno con uno scelto programma lirico-sinfonico.
In questi momenti un’ atmosfera di grande giubilo pervade la comunità ravellese, raccolta nella sua chiesa cattedrale, cuore pulsante della città, attorno all’altare dell’inclito sangue, per cantare di “Pantaleone la Gloria, la Potenza, la Fede”.
Ravello è in festa con il Concerto “Città di Conversano”
Lo Storico Premiato Gran Concerto Bandistico "Giuseppe Piantoni - Città di Conversano" (BA) allieterà le giornate festive (26 e 27 luglio) in onore del santo patrono. Una grande realtà musicale del XVIII secolo che, nel solco di una plurisecolare tradizione musicale, nel nome dell'indimenticato Direttore-Musicista-Compositore M° Giuseppe Piantoni, quest'anno celebra la stagione artistica numero 220.
Confermata per la Stagione 2019 la direzione del complesso orchestrale, affidata al ben noto Maestro Susanna Pescetti, docente presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, e apprezzato in tutto il mondo.
La Città della Musica accoglie lo Storico Premiato Gran Concerto Bandistico "Giuseppe Piantoni - Città di Conversano" (BA), certa del valore artistico e dell'offerta di grande musica che il complesso orchestrale saprà donare a tutti gli appassionati cultori dell'antica arte candistica.
Ravello è in festa. Si accende ancora una volta la magia di una tradizione secolare.
Il Programma
Segui la diretta facebook Ravello in Festa.
17 - 25 Luglio – Novenario
Ore 19.00: Rosario e Coroncina di San Pantaleone
Ore 19.30: Santa Messa.
23 Luglio:
Santa Messa celebrata da S.E. Mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo di Amalfi – Cava de’Tirreni, con testimonianze del dott. Giuseppe Longo, Direttore Generale Azienda Ospedaliera Universitaria di Salerno, e del prof. Carmine Vecchione, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Salerno.
24 Luglio:
Ore 18.00: Rosario, Coroncina di San Pantaleone e Santa Messa.
Ore 19.00 – Duomo di Ravello: “Ravelli Pignus Optimum”. Presentazione ristampa anastatica della prima edizione della “Vita del glorioso Martire S. Pantaleone medico, protettore della Città di Ravello, per D. Ferdinando Mansi, Roma, 1857”, dall’esemplare conservato presso la Biblioteca Vallicelliana di Roma, a cura di: Comune di Ravello, Parrocchia Santa Maria Assunta e Associazione “Ravello Nostra”.
Ore 20.00 – Duomo di Ravello: “Le note di Sigilgaida”. Concerto d’organo di Bernard Foccroulle, a cura della Fondazione Ravello.
25 Luglio:
Presidio Ospedaliero “Costa d’Amalfi”: Open Day Total Prevention, a cura di: Comune di Ravello, Associazione “Avrò Cura di Te”, Parrocchia Santa Maria Assunta.
Ore 15.00 – 18.00: “Nel segno di Pantaleone da Nicomedia”. Visite mediche gratuite nelle seguenti specializzazioni: Broncopneumologia, Cardiologia, Diabetologia, Ecografia, Ematologia, Endocrinologia, Flebologia, Ginecologia, Pediatria, Senologia.
Prenotazione obbligatoria al numero 3393295417 (dott.ssa Tiziana Bardaro).
Piazza Duomo - ore 15.00 – 18.00: Corso BLS – D, a cura dell’Associazione GIVI di Battipaglia.
Ore 19.00: Rosario e Coroncina di San Pantaleone.
Ore 19.30: Santa Messa a chiusura del Novenario e canto del Te Deum. Testimonianza del Prof. Giancarlo Accarino, Direttore SC di Chirurgia Vascolare e Capo Dipartimento Torre del Cuore AOU Salerno.
Ore 21.00 – Piazza Duomo: “Nino Buonocore in Jazz”, a cura del Comune di Ravello.
26 LUGLIO: VIGILIA FESTIVA
Ore 08.30: Lo Storico Premiato Gran Concerto Bandistico “Città di Conversano” (BA), diretto dal M° Susanna Pescetti, darà inizio ai festeggiamenti con marce sinfoniche in Piazza Duomo. Seguirà il giro del paese.
Ore 12.00: Matinée nei giardini di Villa Rufolo.
Ore 19.00: Omaggio al Sacrario dei Caduti.
Ore 20.00: Liturgia della Luce, Annuncio della Festa, Esposizione della statua del Santo Patrono e Canto dei Vespri.
Ore 21.00: Programma di musica sinfonica ed operistica in Piazza Duomo, artisticamente illuminata dalla ditta “Tecno Service Illuminazioni”.
27 LUGLIO: SOLENNITA’ LITURGICA
Ore 7.30 - 9.00 - 12.00: Santa Messa Comunitaria.
Ore 10.30: Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Rev.ma Mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo di Amalfi – Cava de’Tirreni.
Ore 12.00: Matinée in Piazza Duomo.
Ore 19.00: Messa Vespertina celebrata da S.E. Rev.ma Padre Michele Petruzzelli, Abate dell'Abbazia della SS.Trinità di Cava de' Tirreni, cui seguirà la processione per le vie della paese.
Ore 21.45: Grande spettacolo pirotecnico curato dalla rinomata ditta dei Cav.ri Giovanni Boccia, Luigi Nappi e Amodio Di Matteo da Palma Campania (NA).
Seguirà uno scelto programma lirico-sinfonico, eseguito dal sullodato Gran Concerto Bandistico “Città di Conversano”, con cui si concluderanno i festeggiamenti.